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L'avventura della Mamma 5 novembre 2018

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L'avventura della Mamma 5 novembre 2018 Empty L'avventura della Mamma 5 novembre 2018

Messaggio Da Euranie Cryzz Mer Ott 20, 2021 12:38 pm

Autori: Simone N. - Salvatore C.

Papà William è un famoso scrittore di gialli e i suoi libri vendono moltissime copie in tutto il mondo. L’editore di papà aveva scelto di presentare il suo ultimo bestseller anche in una libreria indipendente in uno sperduto paesino di montagna, quasi al confine con la Scozia. Era una di quelle librerie con libri così vecchi da rischiare di trovarci sopra le impronte digitali di Gutenberg. Aveva nevicato da poco e la prospettiva di un weekend sulla neve attraeva sia il sottoscritto sia mamma Annabelle. Mamma sperava di imparare a sciare, io di realizzare il pupazzo di neve più grande mai innalzato (qualcosa di così enorme da richiedere un permesso edilizio e un paio di torride estati per sciogliersi). Giungemmo da Londra con un volo interno, poi con un treno fino alla città più vicina e infine, l’ultimo tratto verso il villaggio, era da percorrere in autobus. La partenza del pullman avvenne in ritardo: l’autista aveva avuto un problema ed era stato sostituito da un tizio che aveva tutta l’aria di essere appena stato svegliato dal letargo. Oltretutto cominciava a nevicare forte. Il viaggio fi no al villaggio di montagna avrebbe dovuto durare un’oretta, ma appena partiti la nevicata si fece così intensa da poter essere classificata tranquillamente come tormenta polare (quelle, per intenderci, da spaventare anche gli esquimesi).



La corriera annaspava in mezzo alla neve e la strada su per la montagna era molto stretta. Non ci stupimmo di non incontrare anima viva (anche se credetti di intravedere un paio di yeti infreddoliti a bordo strada): soltanto noi e la decina di passeggeri dentro il pullman potevamo essere così folli da metterci in viaggio con un tempo simile. L’ultima telefonata a mamma da parte di papà William prima di perdere ogni tipo di segnale fu piuttosto inquietante: «Al notiziario hanno detto che un pericoloso evaso è stato visto nella città da cui siete partiti, ma ne hanno perse le tracce... la polizia teme sia fuggito su un pullman... è un ergastolano... fate attenz...». Poi la linea si interruppe e cadde il silenzio. Trenta secondi dopo una piccola valanga aveva bloccato la strada. Impossibile proseguire, ma anche fare retromarcia: la strada stretta con la neve alta impediva manovre agevoli e il rischio di scivolare nel burrone a bordo strada era altissimo. Eravamo a decine di miglia dalla civiltà, bloccati in mezzo a una tormenta di neve e in compagnia di un pericoloso ergastolano. Si prospettava un weekend interessante e di sicuro non includeva più giochi sulla neve, per cui misi via il blocco di carta millimetrata, le squadrette, la calcolatrice scientifica, le tre donne presenti. Una viaggiava da sola mentre le altre due erano in compagnia del marito. Scartammo anche i mariti: difficile che un evaso si muova con moglie al seguito. Tra i sette passeggeri maschi eliminammo anche un bambino e l’anziano nonno, il cui gracile aspetto poco induceva a pensarlo intento a calarsi con lenzuola annodate da una finestra del carcere. Rimanevano tre maschi adulti. In quel momento giunse un messaggio di papà sul cellulare di mamma: la televisione confermava la presenza del criminale sulla nostra corriera. La polizia si era messa in moto nella tormenta per raggiungerci e arrestare l’evaso. Fu un attimo, poi il cellulare perse nuovamente il segnale. del MET, il Metropolitan Police Service, la polizia londinese con sede un tempo in Scotland Yard.



” ...matita e gomma ripromettendomi di terminare in un’altra occasione il progetto del pupazzo. Peccato, perché il disegno della Statua della Libertà con il naso fatto con una carota prometteva bene. Mamma Annabelle è un ispettore del MET, il Metropolitan Police Service, la polizia londinese con sede un tempo in Scotland Yard. Aveva occhio per i criminali e insieme al sottoscritto, dotato del senso dei Watson per i misteri, ci mettemmo a esaminare uno a uno i passeggeri della corriera, cercando di identificare l’eventuale criminale in fuga. Del resto non che ci fosse molto altro da fare: eravamo bloccati nella tormenta in attesa che giungesse qualche spalaneve a liberare la strada. Per fortuna il pullman aveva fatto il pieno prima di partire per cui poteva permettersi il lusso di tenere motore e riscaldamento accesi. Io e mamma eravamo seduti nei primi posti e voltandoci potevamo vedere i volti di tutti i passeggeri. Papà nella sua telefonata aveva parlato al maschile per cui escludemmo Mamma Annabelle è un ispettore “ il blocco di carta millimetrata, le squadrette, la calcolatrice scientifica, le tre donne presenti. Una viaggiava da sola mentre le altre due erano in compagnia del marito. Scartammo anche i mariti: difficile che un evaso si muova con moglie al seguito.Tra i sette passeggeri maschi eliminammo anche un bambino e l’anziano nonno, il cui gracile aspetto poco induceva a pensarlo intento a calarsi con lenzuola annodate da una finestra del carcere. Rimanevano tre maschi adulti. In quel momento giunse un messaggio di papà sul cellulare di mamma: la televisione confermava la presenza del criminale sulla nostra corriera. La polizia si era messa in moto nella tormenta per raggiungerci e arrestare l’evaso. Fu un attimo, poi il cellulare perse nuovamente il segnale. Era giunta l’ora di mettere in pista l’artiglieria pesante: estrassi dallo zainetto un pacchetto di patatine gusto minestrone di verdure (ma senza le carote) e con mamma tornammo a scrutare i quattro passeggeri maschi. Uno di loro era l’ergastolano, ormai lo sapevamo, ma chi poteva essere? Il più vicino a noi aveva l’aspetto curato di un uomo d’affari intento a raggiungere l’hotel di lusso (di proprietà, ovviamente) dove trascorrere fine settimana. Poteva essere un avvocato, un commercialista o, molto più probabilmente, un idraulico.



Il secondo era il classico tipo che prima di rispondere a una domanda si dà una grattatina, estrae con l’unghia del mignolo una lisca di pesce rimasta in mezzo ai denti e infine, molto educatamente, digerisce. Ma con la bocca chiusa, per fortuna. Continuava a guardare con tenerezza la foto di un prato pieno di pecore. Un pastore, senza dubbio. Un pastore innamorato. Il terzo assomigliava a un topo. Un topo agitato. Muoveva di continuo la testa guardandosi intorno preoccupato e ogni tanto spalancava gli occhi dopo aver visto qualcosa di strano, come un archeologo quando vede un dinosauro, ma vivo. In verità non c’era nulla di strano da vedere: nevicava forte e il paesaggio era sempre lo stesso. I passeggeri del pullman anche, non essendoci ricambio di persone all’interno di una corriera bloccata in una tormenta di neve. Nessuno dei tre sembrava un criminale in fuga e proprio quando mamma mi guardò divertita chiedendomi se per caso non fossi io l’ergastolano, ecco apparire la sagoma di uno spalaneve di fronte a noi. Anche dietro il pullman giunse un secondo spalaneve e in pochi minuti liberarono la strada. I passeggeri esultarono e l’autista ingranò la marcia per far muovere l’autobus. In quel momento notai che la divisa dell’autista non era della sua misura: le maniche erano corte e i pantaloni larghi e lunghi, afflosciati sulle scarpe. Incrociai lo sguardo di mamma che intuì al volo: l’evaso era l’autista e per fuggire aveva preso il posto del vero conducente. Quando mamma estrasse il tesserino da ispettore di polizia e intimò all’autista di non muoversi, questi invece schiacciò l’acceleratore e fece scattare in avanti il pullman. Alle nostre spalle arrivarono un paio di auto della polizia con tanto di sirene e lampeggianti.



L’evaso era in trappola, per cui decise di lasciare il posto di guida e buttarsi giù dalla corriera dopo aver aperto la portiera anteriore. Mamma subito si lanciò all’inseguimento saltando nella neve dalla corriera in corsa. Vidi mamma saltellare nella neve alta all’inseguimento del fuggitivo e subito conclusi che il poveretto con mamma alle calcagna non aveva scampo. E neppure noi, visto che il pullman proseguiva la sua corsa senza nessuno alla guida. Eravamo in un tratto di discesa e stavamo per finire giù dal burrone a fianco della strada. Mi voltai verso i passeggeri sicuro di Un attimo prima che le ruote “ ” vedere un aitante signore lanciarsi sul sedile dell’autista per azionare i freni, ma nessuno si mosse. Un attimo prima che le ruote scivolassero nella scarpata raggiunsi il volante e sterzai a sinistra, schiacciando con forza il piede sul freno. Che non funzionò immediatamente anzi, la corriera avanzò più veloce. Scemo, avevo schiacciato l’acceleratore! Cambiai pedale e la cosa finalmente funzionò: l’autobus si fermò contro la sponda di neve. Mamma intanto aveva acciuffato l’evaso e lo avevano caricato su un’auto della polizia per riportarlo in carcere. Un poliziotto si sostituì all’autista e condusse l’autobus fino al villaggio dove rivedemmo papà. Purtroppo la presentazione del libro era già avvenuta, anche se papà ammise che era stata piuttosto noiosa. Il villaggio era sommerso di neve e avremmo dovuto aspettare la mattina seguente per rientrare: tirai fuori il progetto del pupazzo di neve e chiesi al padrone del nostro albergo dove si poteva noleggiare una gru... elementare!
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